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Tanino  Drago 

Woollage
RICERCA STORICA DI TANINO DRAGO

           PROFILO CRITICO REDATTO DAL CRITICO DELL'ARTE MARIO RIVOSECCHI

 

     In una delle troppo frequenti mostre, messe insieme senza criterio selettivo, quelle cui   partecipano giovanissimi ed anziani sconosciuti, mossi dal desiderio di mostrare il frutto della propria ricerca, notai alcuni quadri di piccolo formato, ricchi di assonanaze cromatiche.

In uno di essi, i fiori evocati apparivano respiranti ancora d'aria e di sole, tanto vi si aprivano

connaturati alla tonalità del fondo.

     La sorpresa nacque quando, più da vicino, scoprii che erano colori dovuti a fili di lana non

tessuti, ma usati come tali, incorporati al sostegno di fondo, tratti da una “ tavolozza “ di varietà inconcepita, con efficacia inattesa.

     Confesso la mia perplessità; ma avevo ammirato in giovinezza l'ardimento esaltante delle stoffe inquadrate da Depero, poi i polimaterici di ogni tipo, infine le romantiche audacie informali; quindi, mi dissi, perchè avrei annulata la mia prima impressione di buona pittura? Forse per la novità del mezzo usato?

     Ma se non aveva nulla a che fare co la meccanictà riproduttiva di stoffe tessute e tanto meno di pazienti lavori ad ago? Se mi apparivano, i migliori, come nati da una rffinata tavolozza,irrepetibili negli effetti di colore, di mezze tinte, di tono?

     Chiesi se tale mezzo resistesse all'azione deleteria del tempo.

     L'artista Celeste Maida, con umile ma cosapevole sicurezza, mi assicurò che il procedimento nuovo riusciva saldissimo ed indelebile; aggiunse che per lei tale materia

era la più consona alla sua necessità di esprimersi per colore. Mi parlò di copie fatte, per

sperimentare le possibilità di timbro di tale procedimento, da impressionisti, anche da Renoir.

     E cosi' osservai, senza più preocuppazioni pratiche e tecniche, i risultati ottenuti non solo nel comporre fiori, o nature morte di vitree trasparenze, ma anche saldezza di vecchie mura,

unite al verde nuovo, ad alberi antichi. E mi risultò evidente la sesibilità dell'artista: trovata, per necessità espressiva, una nuova materia, ne aveva tratte, con tenace sperimentare, possibilità, inattese tanto da unirsi in fertile simbiosi proprio con quella “ unica “ materia,  che a lei appariva come in attesa di trasfigurarsi, di vivere umanizzata, trascesa nella

“ forma “ raggiunta.

     Fra tanto sperimentare di materie non sempre dominate, spesso anzi, meno in opere rare di alcune individuate personalità, inerti e dominatrici dell'arrovellarsi di un immaginare privo di talento, frutto vano di azzardo innovatore, senza sofferenza rivelatrice, confesso di essermi riposato, la parola è proprio quella da usare, su alcune di queste composizioni, create in umiltà.

     La liricità, che accoglie in sé e sovrasta il mezzo prescelto, trasfigura il vero, evocandolo nella sua levità, quasi profumo nell'aria o, ancora con eguale inattesa evidenza, nella saldezza della pietra.

     Il visitatore guardi senza preconcetti, accolga, come naturale esplicarsi, il nuovo mezzo adoperato, e non mancherà di provare un senso di distensione, più che mai salutare in questo nostro tempo senza pause di quite.

 

 

                                                                           Mario Rivosecchi

       Già professore ordinario della cattedra di storia dell'arte alla accademia di belle arti di Roma.

 

CELESTE MAIDA

PORTA SARACENA   ( WOOLLAGE )       1966

     CELESTE MAIDA è nata ad Affi in provincia di Verona, ove fin dalla prima giovinezza ha potuto giovarsi degli insegnamenti di insigni maestri veronesi, tra i quali Dall'Oca Bianca. Per oltre venti anni a vissuto e lavorato a Roma dove ha esercitato la sua attività artistica specializzandosi in vari rami, non escluso quello pubblicitario. E' la prima pittrice che ha sperimentato il collage di lane già colorate (lo ha chiamato “ woollage “), con intelligente

adattamento di una tecnica moderna nel campo delle resine armate, che gli ha permesso un perfetto incorporamento delle lane stesse, opportunamente trattate, nella resina. I WOOLAGES

sono stati esposti in mostre personali in Italia ed all'estero e premiati in numerose mostre collettive nazionali ed internazionali e vengono richiesti da collezionisti e gallerie d'arte

anche all'estero.

E' stata direttrice della SCUOLA DI WOOLLAGE CON SEDE in Roma

Via Mecenate.

 

                                                       MAIDA

      I discorsi sui modi della creazione artistica partono sempre più spesso dalle teo-

retiche e  sempre  meno dall' opera  conclusa, e si finisce  per accantonare il risultato

per valorizzare il presupposto. Le lunghe discussioni  sulla scelta della materia poste

in campo dell' astrattismo e dall'informale hanno portato i collage a fasti imprevedibi-

li , vittoriosi scontri con la pittura di penello, affermazioni assolute nei massimi premi

internazionali.  Come  accade, quindi,  la pittura è  stata posta in  terza linea, dopo la

" corrente " e dopo " la materia " , dando il  passo a numerosissimi  subvalidi che non

avrebbero mai saputo dipingere un paesaggio o fare un ritratto e che con il passepar-

tout del collage sono arrivati a certe notorietà, magari effimere ma  comunque produ-

centi.

       Invece per  fare il collage --  non importa con quale materiale  -- bisogna saper

dipingere. Dirò anzi, saper dipingere molto bene, conoscere ogni  astuzia, possedere

quello spirito  creativo  che  distngue l' artista dall' artigiano, il poeta dal  professore,

l'ispirato dal ciarlatano.

       Maida, questa pittrice che ha scelto per i suoi collages una materia estremamente

delicata e difficile, possiede nei gradi più caldi la tecnica della pittura, ma ciò che più

importa e che insieme alla  bravura  conduce nell' opera un  alto senso di  poesia, un

sentimento fresco e gioiso della natura e una carica vitale facilmente reperibile in ogni

suo atto pittorico. Si osservino i suoi cesti di fiori, per esempio, e si vadano a cercare,

nella produzione contemporanea, toni cosi'  palpitanti e aggressivi : li troveremo in al-

cune vecchie tele di Omiccioli e in certe  felici  esplosioni di Monachesi ; come per ar-

rivare alle trasparenze di vetro, ai riflessi d' acqua di  lago, all' aria dorata  dei boschi

dobbiamo tornare indietro ai maestri  macchiaioli  e ai grandi napoletani  di fine 800.

       Maida lavora con una passione propria di chi crede ciò che fà, Quello che potreb-

be sembrare mera applicazione  artigianale,  in lei  diventa fatto  creativo e risolutivo.

Le " copie " di Utrllo, di Degas, Renoir  non  sono un  esercizio, una  dimostrazione di

virtuosismo, ma un omaggio a coloro che anno dettato  all'arte  contemporanea il de-

calogo della luce,  del  tono, dell' impressione. Maida  lavora di luce.  Il suo materiale,

la lana, soffice e sfuggente,  condizionato  dai colori  industriali, diviene  sotto le sue

mani rapide, sotto il suo occhio preciso, docile e pastosa, sicura, fluida come se uscis-

se da un tubetto, conserva per meglio dire  riassume  miracolosamente le qualità pit-

toriche che si rivelano nelle velature, nei contorni, nella plasticità del segno.

       Questi quadri di Maida indistruttibili come teche d' arazzo,  deliziosi e vibranti di

crome, sono destinati a fare scuola. C'è da augurarsi che gli epigoni e i neofiti di que-

sta nuovissima maniera di fare dell'arte  --  WOOLLAGE  --  tengano fede all'assunto

poetico di chi ha trovato, nel più  familiare  coefficente,  lo stimolo per  opere di cosi'

gentile e persuasiva poesia.

                                                                                            UGO MORETTI 

       GALLERIA D'ARTE IL BABUINO   Via del Babuino, 196  ROMA

       

 By  Marzullo  Arturo 
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